Tenuta Le Terre Chiare è una giovane azienda che ha alle spalle una storia familiare di viticoltura lunga quattro generazioni.
Oggi è gestita da Vincenzo Alesi, un ragazzo pieno di entusiasmo e voglia di fare al quale la passione per la coltivazione della vite e per il vino è stata trasmessa, come lui ama ricordare, dal nonno, insieme a tanti altri insegnamenti. Inoltre, il padre, agronomo, gli ha fornito l’opportunità di approfondire molti aspetti tecnici.
Fondamentale per l’inizio dell’attività è stato il contributo di Marco De Grazia, uno dei produttori di punta dell’Etna con una grande esperienza in diversi settori del mondo del vino. Il suo incoraggiamento, i consigli e il supporto tecnico per le prime vinificazioni sono stati determinanti per la nascita di Tenuta Le Terre Chiare.
La 2016 è stata la prima annata commercializzata. I vigneti di proprietà si estendono per 15 ettari nella provincia di Trapani, principalmente tra i territori di Alcamo e Vita, più una piccola parte a Castellammare del Golfo. Presto diventeranno 20 grazie all’aggiunta di nuovi impianti. Il Catarratto è la varietà maggiormente presente, poi troviamo Nero d’Avola, Perricone e Grillo.
Le pratiche agricole vengono effettuate nel massimo rispetto della natura e, anche se solo una parte della proprietà ha la certificazione biologica, si lavora dappertutto nello stesso modo. In cantina c’è la collaborazione dell’enologo Nicola Centonze. Attualmente le bottiglie prodotte sono circa 20 mila l’anno, mentre le etichette sono quattro, tutte da monovitigno: due bianchi da Catarratto di cui uno riserva e due rossi, un Nero d’Avola e un Perricone.
Ci è piaciuto il Catarratto Selezione Vigne Alte 2017, un bianco fresco dal profilo verticale che si beve sempre con piacere. E’ fatto con uve di vigneti di circa 20 anni di età situati a 500 metri sul livello del mare ad Alcamo e Vita. L’altitudine, il suolo di medio impasto con abbondante componente calcarea e l’esposizione a nord ovest sono tutti fattori che contribuiscono in maniera rilevante a dare al vino un carattere preciso e originale. Il sistema di allevamento usato è la controspalliera con potatura a guyot e le rese sono di 60 quintali per ettaro. La vinificazione prevede una fermentazione alcolica a temperatura controllata e, in generale, interventi minimi al fine di rispettare al massimo l’autenticità di espressione della materia prima. Il vino viene affinato in acciaio per l’85 per cento, mentre il rimanente 15 per cento matura in tonneaux.
Versato nel calice, offre un colore giallo paglierino brillante. E’ pulito e intenso al naso con profumi di fiori gialli, frutta a polpa bianca, mandorla, note agrumate e un cenno di erba secca. Il sorso è dinamico, dotato di viva acidità, equilibrio e bevibilità. Ottima la corrispondenza con l’olfatto e lunga la chiusura, dove ritorna la mandorla. Ha un buon potenziale evolutivo che lo porterà avanti nel tempo per qualche anno. Si accosta molto bene ai piatti a base di pesce, oppure ad antipasti e preparazioni di vario genere con verdure e ortaggi.
Articolo di Federico Latteri – Rubrica a cura di Salvo Giusino
Tratto da Cronache di gusto